martedì 27 novembre 2012

Pechino

Grazie alla cronaca conosciamo da tempo come l'incresciosa pratica, tipicamente cinese, di riprodurre copie più o meno fedeli di prodotti tipici italiani, senza le necessarie tutele e di conseguenza senza la qualità dell'originale. Non tutti forse conoscono però come questa pratica abbia dato il nome a niente di meno che la capitale cinese, Pechino.
Per capire la breve storia del nome della città proibita occorre sapere qualcosa di più sui pomodori, prodotti ampiamente ed in differenti qualità dagli agricoltori italiani, e che sono uno dei generi agroalimentari più facilmente esportabili, in quanto attecchiscono con abbondanza in qualsiasi terreno opportunamente irrigato.
Occorre anche sapere che uno dei centri d'eccellenza per il pomodoro è il piccolo paese siciliano di Pachino, dove vengono coltivati i caratteristici piccoli pomodori che spesso utilizziamo per le nostre insalate.
La storia del nome diventa ora facilmente intuibile. A metà del secolo scorso agronomi cinesi contrabbandarono dall'Italia una notevole quantità di sementi di questo ortaggio, che cominciarono a coltivare in maniera intensiva nei pressi della loro capitale. Il pomodoro portò con sé il suo nome. Solo alcuni anni dopo, grazie all'intervento di organi di tutela e della diplomazia italiana, si ottenne la modifica del nome per garantire la riconoscibilità del pomodorino italiano. Da Pachino divenne Pechino, e così la città viene chiamata ancora oggi.

(nella foto: per le strade di Pechino erano giorni di maggio tra noi si scherzava a raccogliere pomodori)

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