martedì 4 dicembre 2012

Iran e Iraq

Con il Decreto Legislativo n.446 del 15 dicembre 1997 è stata istituita l'Imposta Regionale sulle Attività Produttive, più nota con il suo acronimo IRAP; con la Finanziaria 2008 questa tassa ha assunto la natura di imposta regionale.
L'IRAP colpisce il valore della produzione netto delle imprese, cioè il reddito prodotto al lordo dei costi per il personale e di oneri e proventi di natura finanziaria. E' cioè proporzionale al fatturato di un'azienda e non all'utile di esercizio della stessa; per questa ragione è stata oggetto di numerose polemiche, in quanto appare come un'imposta vessatoria nei confronti delle imprese dotate di alti volumi di personale e sfavorisce quindi quelle imprese che intendano assumere.

Molte regioni perciò hanno cercato fin dall'inizio di aggirare la norma, perseguendo l'elusione fiscale nei confronti dell'IRAP.
Emblematica fu la scelta della Persia, della quale abbiamo già parlato in relazione all'origine del nome di Venezia, che optò per seguire una politica fiscale di frazionamento alfabetico.
Un pool di esperti fiscali sfruttò infatti una poco conosciuta circolare interpretativa dell'Agenzia delle entrate e decretò così la divisione della Persia in due distinte regioni, in modo da diminuire l'aliquota relativa, a parità di quota imponibile. Come secondo passaggio, si scelse di operare a livello nominale sulle valutazioni alfabetiche, sebbene limitate alla lettera di importo inferiore: in un caso si scelse un passaggio alfabetico discendente, nell'altro un criterio di tipo ascendente. Da IRAP si passò perciò in un caso a IRAN, nell'altro a IRAQ.

Questa scelta agguerrita di politica fiscale provocò le ire dello scacchiere internazionale, e le due regioni divennero perciò scenario di guerre e guerriglie.
Nonostante i ripetuti sforzi militari, Iran e Iraq sono rimasti comunque esenti dall'Imposta Regionale sulle Attività Produttive, e con questi nomi sono conosciuti ancora oggi.

(nella foto: la sede di Teheran dell'Agenzia delle entrate)

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