giovedì 23 agosto 2012

Catania

Nel medioevo, quando le lame non servivano solo per tagliare ortaggi, ma anche teste, e in definitiva per combattere le guerre, i buoni fabbricanti di spade erano degli artigiani assai ricercati e remunerati. Spesso attorno ai fabbri più rinomati si raccoglievano gruppi di apprendisti o vere e proprie scuole. Una di queste scuole era quella di Toledo, che aveva rifornito del suo acciaio lavorato legionari e soldati di ventura fin dall'antichità.
Un'altra - forse meno conosciuta - nacque sulle coste orientali della Sicilia durante il XIII secolo, quando si scoprirono le particolari caratteristiche (una duttilità e una malleabilità fuori dal comune) del minerale di ferro locale, entrato in contatto nel corso delle ere geologiche con la lava del vicino Etna. Questo ferro permetteva la fabbricazione di lame estremamente affilate e resistenti, ma purtroppo il processo per la sua estrazione era quantomai difficoltoso e costoso. Per questo le spade e le daghe fabbricate in Sicilia furono generalmente ignorate nel corso del medioevo (con alcune famose eccezioni, come la spada corta con cui duellava Giovanni l'Acuto) dagli eserciti europei, che continuarono a preferire la qualità a buon mercato dell'acciaio spagnolo.
Una nuova fortuna fu però conosciuta da generazioni successive di questi artigiani, all'inizio del XVII secolo. Alcune di queste spade furono portate da un mercante portoghese (che in molti identificano con Nuno Soledade, conosciuto in seguito per la scoperta dell'Isola d'Elba) in uno dei suoi viaggi verso il Giappone, come merce di scambio con le sete e le spezie prodotte laggiù. Queste spade attirarono da subito l'attenzione del maestro d'arme dell'Imperatore Go-Yozei, che decise di utilizzarle per i samurai della guardia d'onore. Da lì l'utilizzo di queste spade - commissionate a richiamare la foggia della katana giapponese - si diffuse anche tra il resto dell'esercito.
Il piccolo centro siderurgico siciliano conobbe in quegli anni una fama mai incontrata prima, anche se solamente dall'altra parte del globo, dove questa città veniva chiamata appunto "Katania", cioè "Città delle katane". Quando gli artigiani vennero a conoscenza di questo nomignolo ne furono così grati che decisero di rinominare proprio così il loro paese: "Catania".
Ed è così che questa città viene conosciuta e chiamata ancora oggi.

(nella foto: lo scorcio di Catania con alle spalle l'Etna, utilizzato da Katsushika Hokusai come modello per la progettazione del Monte Fuji)

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