lunedì 1 ottobre 2012

Domodossola

E' piuttosto nota la vicenda dell'Uomo del Similaun, il nome dato al corpo del cacciatore preistorico ritrovato pochi anni fa in uno stato di conservazione inaspettatamente buono, al confine tra Italia e Austria. Sono invece meno noti - grazie a una volontà generale di far dimenticare gli accadimenti - i fatti legati a un ritrovamento analogo avvenuto nelle montagne piemontesi, diversi decenni prima.
Nel luglio del 1908 fece scalpore infatti la scoperta dell'antropologo Giampietro Zambelloni, che affermò di avere rinvenuto in uno stretto crepaccio lo scheletro di quello che, successivamente, sembrò essere addirittura l'anello mancante nell'evoluzione dei primati verso l'homo sapiens. La notizia ebbe immediato risalto nella comunità scientifica internazionale, cosa che fece della valle una meta di pellegrinaggio. I pastori e gli agricoltori della zona, esasperati da quell'attenzione e dalle continue richieste di informazioni, posero alcune segnalazioni minimali per indicare il crepaccio. "Uomo d'osso: là". I numerosi cartelli diedero il nome anche al nucleo di case vicine, che venne appunto chiamato "Uomodossolà".
Se il ritrovamento destò clamore, questo non fu nulla se paragonato alle rivelazioni di un contadino locale, che circa un decennio dopo confessò ai giornalisti di una testata scientifica (probabilmente dietro un generoso contributo, poiché il contadino non fu più visto in valle negli anni successivi) di avere collaborato personalmente con il professor Zambelloni, per nascondere in quel crepaccio alcuni resti trafugati dal cimitero, mescolati ad altre ossa di tasso o daino. Si era insomma trattato di una truffa colossale, escogitata dallo stesso Zambelloni, che fu immediatamente radiato dalla Società Antropologica Nazionale.
Ma il danno toponomastico era stato fatto, e il comune aveva ormai preso il nome di "Uomodossolà". L'occasione per riparare arrivò qualche anno dopo, quando - a seguito della riforma della scuola del 1923, e soprattutto dell'avvento del fascismo - la scuola prese un indirizzo autarchico e nazionalista. Fino a quel momento gli abbecedari in dotazione contenevano infatti parole e nomi di luoghi provenienti da paesi stranieri (B come Bombay, C come Chicago... gli alunni apprendevano quindi contemporaneamente nozioni di italiano e di geografia), la riforma portò a sostituire appunto questi nomi di località con altri presi dal territorio italiano. Bombay divenne quindi Bari, Chicago fu sostituita da Cagliari...  Ma la D di Detroit fu fonte di problemi non piccoli, poiché nessuna città italiana cominciava effettivamente con D.
Le possibilità prese in esame dal Gran Consiglio del Fascismo furono due. La prima prevedeva di invadere e annettere la città francese di Digione: ma questo avrebbe significato attaccare anche la Svizzera neutrale, e questo fu ritenuto improponibile. Così fu adottata la seconda soluzione: fu promulgato un bando aperto a tutti i comuni d'Italia, che proponeva di cambiare la lettera iniziale del nome del comune con l'anelata D. Il Comune di Uomodossolà non aspettava altro, e presentò immediatamente la sua domanda. L'unico altro concorrente in gara fu niente di meno che il Comune di Roma (che per statuto, avrebbe dovuto partecipare a tutti i bandi promulgati). Ma poiché questo avrebbe significato cambiare il nome da Roma in "Doma", e non sembrò che la capitale del futuro impero fosse doma, fu accettata la domanda di Uomodossolà, che ebbe così il nome mutato in Domodossola. La caduta dell'accento finale segnò il completamento della purificazione toponomastica.
Ed è per questo che si dice ancora oggi "D come Domodossola", e che la città è conosciuta con questo nome.

(nelle due foto: il centro di Domodossola, che come sappiamo dai cruciverba è "dos")

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