giovedì 11 ottobre 2012

Terni

Nel 290 a.C., il console romano Manio Curio Dentato pose fine alle Guerre Sannitiche e fu acclamato dai romani come eroe. La cosa curiosa sono però le modalità con cui tale vittoria fu conseguita.
Avvenne infatti che Dentato, appena eletto console e avendo ricevuto l'indennità relativa alla carica da lui ricoperta, si trovò tra le mani una tale quantità di denaro che mai si sarebbe aspettato di poter possedere, neppure in una vita intera. Era infatti di origine plebea.
Stordito e forse intimorito dall'inaspettata ricchezza che gli era piovuta addosso, decise di spendere quei soldi come era solito fare tutte le settimane, giocando cioè la sua consueta schaedula (schedina).
Fu perciò così che Dentato e i suoi due amici Caio Lucio Segeptato e Tito Calpurnio Liscio giocarono un terno secco da 20.000 sesterzi sulla Rota Neapolis (Ruota di Napoli, città che era in territorio sannita).
Inutile dire che la Dea Fortuna fu dalla loro: vinsero, come ancora oggi accade per i terni secchi, 4.500 volte la posta, una cifra talmente imponente da mandare in bancarotta le casse dell'intera nazione sannita. Vista l'impossibilità pratica di riscuotere la vincita, i Sanniti furono costretti ad arrendersi a Roma in modo che fosse quest'ultima a dover ripagare il debito verso Dentato e i suoi amici.
La vincita in denaro fu poi tramutata in dodici lotti territoriali nei pressi di Narnia (l'attuale Narni), che il console Dentato, a proprio beneficio, rese subito terreno edificabile.
La nascita quindi di un insediamento sul Terni Lottum (lotto del terno) diede il nome sia al gioco, che da allora non si chiama più Rota Neapolis, ma semplicemente Lotto, sia alla città di Terni, che ancora oggi mantiene questo nome.

(nell'illustrazione: "Manio Curio Dentato mentre festeggia la sua vittoria al Lotto", affresco del Duomo di Terni, dedicato al Padreterno, protettore della città e del Lotto)

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